Universita’, Elsa Fornero: «Alla famiglia preme più la casa».
// 25 gennaio 2012 // 0 CommentiA dodici anni dalla riforma del 3+2 la Fondazione Agnelli tenta un primo bilancio critico attraverso la presentazione del nuovo rapporto sulla riforma del 3+2 e mercato del lavoro: che cosa ha funzionato, che cosa non ha funzionato e perché.
Il ministro del Welfare Elsa Fornero a queste domande, ha cercato di rispondere, ieri, in occasione della presentazione, da parte del direttore Andrea Gavosto, del volume I nuovi laureati. La riforma del 3+2 alla prova del mercato del lavoro, che si e’ tenuta presso la Casa Editrice Laterza a Roma. Presente anche Marco Mancini, Presidente della CRUI.
Elsa Fornero, durante il suo intervento, ha dichiarato che ”Universita’ e lavoro devono andare insieme perche’ la formazione deve durare lungo tutto il ciclo di vita”. E ha poi sottolineato: ‘‘dobbiamo aiutare le famiglie a vedere la laurea non come traguardo, ma la formazione come obiettivo”.
Come ben sappiamo la riforma del 3+2, avviata nel 2000, e’ nata dalla volontà di adeguare l’organizzazione dell’offerta universitaria al modello prevalente di istruzione superiore europea, strutturato su due livelli principali di studio – laurea triennale (bachelor) e laurea magistrale (master) – la riforma si propone di superare il grave ritardo dell’Italia rispetto agli altri paesi avanzati in termini di capitale umano. E, insieme, di rispondere a una domanda di equità e di mobilità sociale. Aumentare il numero di iscritti e di laureati, rendendo più veloce il conseguimento del titolo di studio, significa – nell’intenzione del legislatore – dare a un numero più alto possibile di giovani reali opportunità di accesso e di successo all’istruzione superiore, offrendo una preparazione che consenta loro un inserimento rapido e remunerativo nel mercato del lavoro dell’economia della conoscenza.
Il ministro, in merito, appunto, alla riforma del 3+2 dell’universita’, ha cosi’ aggiunto, ”gli obiettivi erano buonissimi pero’ i risultati sono con luci e ombre. Le universita’ si sono piu’ preoccupate dell’aumento dei costi e dei corsi che della qualita”‘, sottolinea Fornero, spiegando che anche il processo di decentramento ”ha portato a uno spreco di risorse e a una cattiva formazione”.
Lo stesso percorso ”e’ capitato sul mercato del lavoro: abbiamo detto ci vuole flessibilita’, allora abbiamo introdotto molte regole e contratti. Ma – spiega Fornero – l’abbiamo applicata in maniera discutibile’‘. Tant’e’ che ”questa flessibilita’ ha creato sacche di precarieta’ soprattutto fra i giovani”.
Ma le domande restano e aumentano. Chi sono e quale profilo hanno i nuovi laureati post-riforma? In che cosa si distinguono dai loro predecessori e dagli attuali diplomati? Che giudizio si può dare del loro percorso lavorativo – per quanto ancora breve – in termini di occupazione e retribuzione? La formazione ricevuta è adeguata alle esigenze del mercato e serve alla modernizzazione del sistema economico italiano?
In Italia, secondo la titolare del Welfare, ‘‘abbiamo alle spalle diverse distorsioni che dobbiamo correggere”, ha cosi’ concluso.
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